Il filosofo non è un analizzatore di teorie il
cui contenuto divulga ed insegna ai meno forniti.
Nemmeno il mediatore neutrale e super
partes fra opposte verità: non può diventare, proprio lui, uno
spettatore indifferente e praticamente inutile.
Quello che lo costituisce è la passione per la
verità, e la sua ricerca si consuma nel trovarla; poiché essa rende
i suoi ricercatori testimoni e suoi amici. proponendosi
per la sua sola presenza al ricercatore curioso, e
provoca al coraggio della partigianeria nobilitando chi la
riconosce e l’accoglie, e rendendo felice chi non la smarrisce.
MacIntyre è un filosofo, il suo impegno è
concentrato nella ricerca dell’a priori etico dell’uomo
contemporaneo per scoprire quali sono le ragioni e le credenze che ne
motivano il vivere e l’agire, rendendolo soggetto responsabile ed
intelligibile a se stesso e agli altri: è il far emergere, con tutta
la sua razionalità. l’ethos personale e della comunità di
appartenenza come architettura stabile in un intreccio di
storie del filosofo che ricerca e della verità incontrata. E così
che scopre il senso e la consistenza delle tradizioni.
Ne esamina le ragioni, a cui dà voce e
spazio, perché a partire da queste, e su queste ricondotto, ognuno
può scoprire la razionalità o la povertà delle proprie convinzioni
e certezze ed aprirsi alle altrui, sia che gli offrano supporto e
rinforzo sia che lo provochino all’alternativa (crisi
epistemologiche). Lo ha imparato da S. Tommaso, il quale, agendo
così, permise alla tradizione aristotelica e a quella agostiniana,
tra loro in conflitto, di diventare l’una per l’altra stimolo per
il superamento delle proprie aporie, e di offrirsi un leale supporto
per la propria perfetta "sistemazione". Questo fatto
storico deve diventare, afferma, paradigma per ogni confronto fra
le tradizioni, perché il confronto razionale le rende capaci
di vincere il rischio del relativismo agnostico e della manipolazione
emotivista.
Un altro fenomeno: la persona, sradicata dalle
"ragioni" della tradizione di appartenenza non ha più un luogo
in cui scoprire l’intelligibilità dell’agire e di quella zona
d’ombra della sua vita che sfugge agli occhi del calcolo e
della progettazione scientista. E quanto è accaduto nella Modernità
in seguito e a causa dell’Illuminismo. Però «la catastrofe
dovrà essere stata di tale specie che non viene riconosciuta come
tale, se non, forse, da un’esigua minoranza. Non troveremo degli
eventi sconvolgenti il cui carattere sia incontestabilmente chiaro, ma
un processo difficilmente identificabile, e che per la sua stessa
natura sarà aperto a interpretazioni opposte» (Dopo la Virtù, p.
14). In questa svolta moderna, si diede corpo a teorie che, se
da una parte, e talvolta a ragione, rifiutavano e marginalizzavano
elementi platealmente negativi delle tradizioni, dall’altra furono
usate solo per giustificare la presunta superiorità della illuminata
ragione finalmente liberata da ogni legame esterno a se
stessa.
Il giudizio negativo di MacIntyre non è sul
periodo storico della Modernità in quanto tale, né sullo
sviluppo umano e culturale accaduti anche in tale periodo, ma
perché essa è diventata, e nella misura in cui è diventata, l’impianto
coerente e razionalizzato di quella pretesa e presunzione, con tutto
quello che ne è scaturito: l’Emotivismo, il Nichilismo, il
Liberalismo e il Marxismo.
Sommario: Prefazione: Primo incontro
con la «storia» di MacIntyre: 1. Perché MacIntyre,
2. La vita, 3. Il problema morale, 4. MacIntyre
in America, 5. MacIntyre e le tradizioni, 6.
«Dopo la virtù», 7. «Giustizia e Razionalità», 8.
«Enciclopedia, Genealogia e Tradizione» – I. Contesto
culturale e storico dell’etica contemporanea. Modernità e
post-modernità: I.1. La modernità: I.1.1. La
modernità: esperienza di una paradossale parabola, I.1.2. La
razionalità moderna, I.1.3. Alla ricerca di un «senso», I.1.4. Il
caso Eckhart; I.2. La postmodernità: I.2.1. La
postmodernità, I.2.2. Nichilismo e «pensiero debole», I.2.3. La
prorompente ascesa della razionalità analitica, I.2.4. Oggi tutto è
possibile, I.2.5. C’è una epistemologia postmoderna?, I.2.6.
Premesse forti e premesse deboli: minimalizzazione del discorso
morale, I.2.7. Utilitarismo e Neo-contrattualismo, I.2.8. La
frammentazione morale, I.2.9. È possibile una morale fondata sulla
verità – II. I filosofi della "tradizione": II.1.
La Tradizione; II.2. Platone: II.2.1. Il problema
morale, II.2.2. La virtù; II.3. Aristotele: II.3.1. L’uomo,
II.3.2. L’azione morale, II.3.3. Il bene, II.3.4. Il bene supremo -
la felicità - la virtù, II.3.5. Conclusione; II.4. S. Agostino:
II.4.1. La Verità è Dio, II.4.2. Verità e Beatitudine, II.4.3.
Filosofia e sapienza, II.4.4. Auctoritas et ratio, II.4.5.
Antropologia; II.5. Controversia medievale: II.5.1.
Aristotele e S. Agostino, II.5.2. Ricerca morale e crisi
epistemologica, II.5.3. Contributo di S. Tommaso; II.6. S.
Tommaso d’Aquino: II.6.1. II principio, II.6.2. Bene ontologico
e bene morale, II.6.3. Chi è l’uomo, II.6.4. Moralità e
felicità, II.6.5. Moralità e coscienza morale, II.6.6. Felicità e
visione di Dio, II.6.7. Felicità e vita presente, II.6.8. II
paradosso etico; II.7. Il pensiero cristiano medievale: II.7.1.
Agire morale, II.7.2. Volontarismo e intellettualismo, II.7.3.
Caratterizzazione laica, II.7.4. Conclusione del capitolo – III. L’individuo:
fondamento e criterio della moralità moderna: III.1. Il
fraintendimento dello schema morale tradizionale; III.2. L’Illuminismo:
III.2.1. Paradigma storico dell’illuminismo: ottimismo del progresso
- scienza e razionalità; III.3. Hume: III.3.1. Senso morale,
III.3.2. Moralità e virtù, III.3.3. La ragione; III.4. Kant:
III.4.1. Ragione pratica e imperativo categorico, III.4.2. Agire
morale: il soggetto e il fine, III.4.3. Il sommo bene, III.4.4. La
virtù e il bene supremo, III.4.5. La felicità, III.4.6. MacIntyre
rifiuta l’etica kantiana; III.5. Kierkegaard; III.6. Ragione
del fallimento dell’illuminismo; III.7. L’Utilitarismo
etico – IV. L’Emotivismo: erede dell’Illuminismo
e del suo fallimento: IV.l. Origine; IV.2.
Contenuti dell ‘Emotivismo; IV.3. Ascendenza
kierkegaardiana e kantiana dell’Emotivismo: IV.3.1.
Ascendenza kierkegaardiana, IV.3.2. Ascendenza kantiana; IV.4. L’Io
emotivistico; IV.5. Unfrainteso senso del pluralismo
morale: IV.5.1. Il dovere, IV.5.2. Il pluralismo, IV.5.3.
Il soggettivismo emotivistico, IV.5.4. Etica applicata e
deontologia; IV.6. Emotivismo etico: Nietzsche: IV.6.1.
Nietzsche e la cultura illuministica, IV.6.2. Nietzsche e il mondo
eroico, IV.6.3. Nietzsche genealogista, IV.6.4. Nietzsche
prospettivista, IV.6.5. Irrazionalità nietzscheana,
IV.6.6. Nietzsche e il nichilismo, IV.6.7. Considerazioni di MacIntyre
su Nietzsche; IV.7. Emotivismo sociale: IV.7.l. Weber
– V. La proposta etica di MacIntyre: contenuto e
giustificazione: V.1. Introduzione al capitolo; V.2.
La moralità; V.3. La moralità e la sua
«sociologia»; V.4. Aristotelismo di MacIntyre; V.5.
L’agire morale; V.6. Concetti funzionali; V.7.
La vita morale; V.8. «Poiesis e Praxis»; V.9.
La pratica: V.9. I. Fini interni della pratica, V.9.2.
Educazione e pratica, V.9.3. Pratiche e Istituzioni, V.9.4.
Razionalità della pratica e azione intelligibile; V. 10. Narrazione
e crisi epistemologica; V.11. La tradizione: V.11.1.
I «principi» della tradizione, V.11.2. La tradizione e la verità,
V.11.3. Rapporto fra tradizioni, V.11.4. La virtù e la tradizione,
V.11.5. Pratica, virtù e tradizione; V.12. Unità della vita
– VI. Il giudizio politico di MacIntyre: VI.1. Il
liberalismo nella politica moderna; VI.2. Modelli procedurali:
VI.2.1. La «Teoria della giustizia» di Rawls, VI.2.2. La
«Teoria dello stato minimo» di Nozick, VI.2.3. Critica di MacIntyre
alle due teorie; VI.3. Il bene comune; VI.4. L’autorità
politica; VI.5. Liberalismo e Comunitarismo; VI.6. L’etica
degli affari – Conclusioni: 1. Una ridefinizione del
soggetto; 2. Quale dialogo? Bibliografia: 1. Opere
di MacIntyre; 2. Libri e Articoli di Riviste su MacIntyre;
3. Opere di riferimento e Articoli di riviste consultate – Indice
degli autori – Indice analitico.
In copertina: Particolare dello Stadio
Olimpico di Monaco di Baviera
ISBN 88-7949-232-2