Nell'immagine di copertina (disegno di Michele Cramarossa, 2002) è raffigurato il polpo come simbolo del Vizio che, con i suoi tentacoli, attanaglia la preda in un abbraccio senza scampo. Il polpo aveva goduto, nell'antichità, con gli altri ottopodi (simboli del principio della generazione spontanea, origine della fauna sottomarina) di una venerazione quasi generale; in seguito, per il suo mutare di colore, per il mimetizzarsi con l'habitat che lo circonda, assunse una valenza negativa, indicando, a seconda dei casi, l'astuzia, il tradimento, l'avarizia, l'ipocrisia, la lussuria, l'invidia, la malvagità. Similmente il Vizio si presenta in varie forme e aspetti: è uno e centomila e ciascun vizio è comprensivo di tutti gli altri. Alla radice del vizio vi è l'amor proprio ovvero il piacere di affermare la propria personalità a discapito degli altri, anche adoperando mezzi malvagi e perversi. Non si è avari, lussuriosi, oziosi, superbi, invidiosi, irosi, golosi, se nell'animo non alberga il "piacere" di limitare e condizionare la libertà e l'esistenza altrui. II desiderio di sopraffazione, che in vario modo è presente in tutti gli uomini in via latente e che in alcuni casi si esprime in modo violento, in altri è controllato dal senso di equilibrio e di moderazione, si traduce in crudele malvagità che riunisce in sé tutti i vizi e che diventa il Vizio. Nel volume tali tematiche sono state descritte, riportati motti e modi di dire, relativi a ciascun vizio, che testimoniano la continuità di una cultura e un modo di pensare e affrontare il Vizio che dal mondo antico giunge sino al mondo contemporaneo.

ISBN 88-7949-295-0