Gino Pastore, come di consueto, alterna la ricerca
linguistica e l'impegno letterario alla ricerca storica. Con questa
sua ultima fatica ha inteso conseguire due obiettivi: arricchire il
panorama dei lessici pugliesi finora editi; riaffermare l'identità
culturale della piccola cittadina di Capurso attraverso l'analisi
della sua parlata popolare.
A tal fine, egli ha frequentato i luoghi nei quali
il dialetto capursese è più verace: botteghe artigiane, negozi,
mercati, forni, trattorie, presidi sanitari, piazze, bar, giardini
pubblici, vie, corti e bassi del centro storico.
Le tantissime testimonianze orali raccolte, insieme
con alcuni esempi di produzione letteraria vernacolare, costituiscono
la vasta messe di materiali (racconti popolari, liriche, versi
d'occasione, filastrocche, indovinelli, giochi, modi di dire,
proverbi), che hanno reso possibile la compilazione del "Lessico
capursese". Egli ne ha studiato storia, etimologia, fonematica,
morfologia, grammatica e sintassi e ne ha ricavato un glossario che,
benchè costituito da poche migliala di voci, è pur sempre una base
cospicua per ulteriori apporti.
Uno spazio a parte Pastore ha dedicato al fenomeno
del linguaggio angelico, ovvero del linguaggio in codice ideato fin
dalla seconda metà del XVII secolo dagli sgammìtte, cioè dai
mercanti girovaghi, per intendersi tra loro. Un linguaggio che ha
finito per contaminare anche l'ordinaria parlata dei capursesi,
riflettendone il variegato caleidoscopio di sentimenti ed emozioni.
(Franco Pesole).
Sommario: Prefazione - Note introduttive – Storia:
Dal latino volgare al dialetto capursese; Voci di
derivazione latina; Voci di derivazione bizantina; Voci
di derivazione germanica; Voci di derivazione spagnola; Voci
di derivazione francese – Fonematica: Le vocali; Dittonghi
e trittonghi; Le consonanti - Grammatica e note
morfologiche: Il plurale dei nomi; Gli articoli; Gli
aggettivi; I pronomi; I verbi; Le preposizioni;
Le congiunzioni; Nota sintattica; Lessico - Abbreviazioni
- I stòrie: Àggie perdute a chiàve, Ho perduto la
chiave; O' camesànde, Al camposanto; U fòngie,
Il fungo; La néve, La neve; U figghie all'abbonéte,
Il figlio sciocco; Oh sciuné traccagné, Guaglio' apri gli
occhi; Chéiperùsse e u uardiéne, Caporosso e il
guardiano; U conzìglie de uavvechéte, Il consiglio
dell'avvocato - Poèsì e chiàcchiere: Alla condróre,
Alla controra; Capùrse de staggióne, Capurso
d'estate; La bèféne di peccenìnne, La befana dei
bambini; Càre, paisé!, Ciao, paesani!; Na
stòrie e na poesì, Una storia e una poesia; U
marasciàlle, Il maresciallo; La uèrre, La
guerra; Dò chiàcchjere chè Carlètte, Due chiacchiere
con Carletto - I strofìtte: Filastrocche - I 'ndevenjìedde:
Indovinelli; Soluzioni; Sòtta matàfere: Espressioni
gergali - I dettèrie – Proverbi: I tjìembe chi
tjìembe (Ogni cosa a suo tempo); La fatìje, la 'nzògne
e la fertoùne (Il lavoro, il denaro e la fortuna); I
dettèrie andéiche nà se sbàgliene (I detti antichi non
sbagliano) - I paróle alla capersése: Glossario
- La parlète serpendìne: Il linguaggio angelico –
Bibliografia.