a cura di Giovanni Cipriani e Grazia Maria Masselli, marzo 2007, pp. 171, € 25,00

Corrispondenza d'amoroso incesto: Prima di tornare a dare scandalo in epoca imperiale grazie alla proposta teatrale di Seneca, il personaggio di Fedra aveva tentato – nella riscrittura ovidiana – di far giungere la sua richiesta di ‘scambio’ d’amore attraverso  una modalità meno plateale e più riservata, consapevole che forse una lettera avrebbe potuto più agevolmente far breccia nel cuore del figliastro Ippolito, senza provocare scalpore tutt’intorno. Fedra aveva cioè pensato che si potesse evitare l’impatto frontale con il proprio interlocutore, facendo affidamento sull’involucro protettivo di una epistola: la missiva avrebbe patrocinato la sua difficile causa meglio di qualsiasi altro intermediario e avrebbe paradossalmente reso possibile la comunicazione dell’indicibile, salvaguardando la pudicizia scossa, per la prima volta, da una irresistibile passione. In realtà, tuttavia, questo amore all’interno della sfera della parentela non sarebbe potuto nascere;di fatto, la disinvolta Fedra avrebbe preso coscienza di un ‘discorso tentatore’ vano e clamorosamente ingannevole: il principio di libertà l’aveva portata ad esporre il suo ‘scandaloso’ e un po’ grottesco erotismo, ‘sperimentando’ un’inquietante risoluzione del suo  mito, una risoluzione che durava però lo spazio di una suasoria,suadente sì,ma intrinsecamente ‘malata’ (vincolata com’era al genus turpe), seguita –si sa – da un suicidio e irreparabilmente rifiutata dai posteri, che avrebbero espresso la loro irrevocabile condanna.

In copertina: Phèdre. Miniatura tratta da: Octovien de Saint-Gelais, traduction des Héroides d'Ovide (France, XVe-XVIe s.). San Marino, Californie, Huntington Library and Art Gallery, Ms HM  60 fol. 17.