Siamo tutti
arrabbiati per il degrado morale che investe e coinvolge, ormai,
tutti i giri sociali, e con livelli di profondità, anagrafica e
culturale, sempre più impressionanti. Ed esprimiamo questo
sentimento, spesso, con giudizi più o meno moraleggianti, per lo più
scontati e al limite della banalità: non è difficile sentir parlare
della «politica» dicendo tutto il male possibile!; o dell'assenza di
vera educazione nelle persone, a cui dover rimediare, si
dice, con la formulazione di regole sempre più dettagliate da
apprendere: minuziose, mirate e puntuali, per ogni cosa, per tutti e
per ogni azione di ciascuno, alla cui puntigliosa precisione nessuno
possa sfuggire. Con la preoccupazione di formare individui coerenti
e rispettosi dei vari regolamenti al limite del formalismo e
dell'ipocrisia come tentato omaggio della vacuità alla verità. Il
bel mondo delle regole!
C'è chi parla
di rifondazione morale della società. Si precisa, però, che la
morale deve rivestirsi di consequenziale linearità scientifica
perché non si può concedere spazio incontrollato al libero arbitrio o
alla personale interpretazione: tutto deve essere oggettivabile!
Le «libertà», l'uomo, nelle sue decisioni attive, se le prenderà
ugualmente, ma se ne giustificherà rifacendosi all'universale,
scientifico diritto alla libertà individuale: in ogni cosa, infatti,
la razionalità sarà garantita dal potersi richiamare, comunque, a un
valido principio. La morale dei principi!
Appare
evidente che manca uno sguardo sereno sulla realtà, manca la pazienza
adulta di chi vuole ricercare, al di là del facile scandalismo,le
ragioni e le radici degli eventi che condizionano significativamente
l'attualità. E non a partire da un progetto di uomo e di società, ma
dall'uomo stesso, dalla sua storia personale, e dalla storia del
«popolo» da cui è nato e in cui vive: una riflessione appassionata alla
cui origine c'è la verità scoperta, e, come esito, la coniugazione di
questa con la vita. La morale della Tradizione!
Con molta
umiltà, questo ho cercato di fare in questo libro, facendomi guidare,
nella riflessione, da quella etica e politica di MacIntyre.
E con queste
certezze-guida: la comunità politica richiede al suo interno l'esercizio
delle virtù per la sua stessa conservazione, così com'è uno dei compiti
dell'autorità dei genitori educare i figli in modo che diventino adulti
virtuosi. Perché in una «città», un segno di sicuro fallimento
nell'educazione sarà la tendenza da parte dei singoli cittadini a
identificare come il bene e il meglio un bene che invece è
un prodotto solo secondario ed esteriore di quelle attività in cui viene
raggiunta l'eccellenza - per esempio, il denaro o l'onore, se non
proprio un falso bene. Tali errori sono prova sia della mancata
comprensione della relazione e dell'ordinamento dei beni,sia perché si è
dato la patente di bene a ciò che era solo oggetto di piacere con
l'esito di una concezione inadeguata del carattere generale della
vita buona per gli esseri umani; ma anche l'assenza di un corretto
intervento educativo, la cui integrità richiede causalmente
l'esercizio delle virtù da parte di almeno alcune delle persone che
assolvono al compito dell'educazione; ma anche la corruzione delle
stesse istituzioni che è sempre, almeno in parte, una conseguenza dei
vizi presenti in quegli stessi individui.
Con questa
convinzione fondamentale: la morale non deriva la sua dignità razionale
dalla aderenza alle scienze che si occupano della dimensione
fisico-biologica dell'uomo, ma anche, e soprattutto, della sua libertà e
intelligenza., sì che il saper coniugare, in armonia, nella vita le
esigenze delle tre costituenti farà di lui un soggetto morale che
scopre le ragioni di tutto e, per esse, sceglie il bene e il meglio.